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Lambrusco, un po' di storia - parte 1° Fondo Bozzole

Lambrusco, un po' di storia - parte 1°

Ritratto scanzonato del vitigno più famoso della pianura, per scoprire l'origine e lo sviluppo della nostra tipica frivola bevanda: il Lambrusco.

Il Lambrusco! Già riconosciuto come vitis Labrusca ai tempi di Virgilio (per cui da un sacco di anni, ragazzi!) è proprio autoctono delle nostre pianure padane, tra le province di Modena e Reggio -in gran quantità- ed i territori dell'Oltrepò Mantovano e delle zone pianeggianti del Parmense.
Per cui, quel rosso frizzante che tutti amiamo viene prodotto in queste quattro province e in nessun altro posto! Sarà difficile trovare il Lambrusco di Pordenone o di Sorrento, che si traduce in un motivo di orgoglio per noi e di garanzia di autenticità per voi!
P.S. Un po' di nebbia è compresa in ogni confezione, a riprova!

Ma quando parliamo di uva Lambrusco in realtà parliamo di una vera e propria "famiglia" di vitigni, minimo sette, tutti geneticamente selezionati tra il milleottocento e rotti e i primi del novecento da quella originale e autoctona vitis Labrusca.
Esemplari che avevano caratteristiche particolari, vennero studiati da un agronomo Modenese, che faceva anche l'avvocato, l'enologo, il politico, il notaio e perché no il pugile.., di nome Francesco Aggazzotti. A lui dobbiamo i vitigni modenesi tra cui, il Lambrusco Salamino (vedi Giano), il Lambrusco di Sorbara e il Grasparossa, tutt'oggi largamente coltivati. Qui a Mantova, nel nostro piccolo, possiamo riconoscerci il Grappello Ruberti (vedi Incantabiss) e il suo primo cugino Lambrusco Viadanese, dell'omonima zona. Il Marani (vedi Cocai) è tipico, almeno qui da noi intorno a Poggio Rusco, ma si coltiva anche in Emilia e via di questo passo.

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